E chissa' quando avra' avuto inizio la "sagra dei cuchi"dalle mie parti.
Come sara' nata tra queste montagne che per tanti secoli erano isolate dal resto del mondo?
Forse l'hanno portata dal Nord i nostri antenati?Non ne abbiamo memoria:si e' sempre fatta.E basta.
Dopo la "scella marzo",il risveglio,o meglio,il richiamo della primavera che ancora si fa
negli ultimi tre giorni di febbraio,e che noi ragazzi facevamo suonando i campani delle vacche
sui prati ancora innevati per risvegliare l'erba che dormiva sotto ,suono che faceva urlare di bramosia per l'erba dei pascoli le vacche rinchiuse nelle stalle da mesi e che i vitelli non conoscevano ancora,
dopo questo antichissimo rito,si aspettava il 25 di Aprile,quando il giorno era diventato ben piu' lungo della notte,per correre tutti insieme alla sagra dei cuchi.
Il 25 aprile e' il giorno di San Marco:forse questa festa era legata a Venezia?
Ma il giorno di San Marco arrivavano anche i rondoni,e i cuculi che risvegliavano il bosco
col loro canto che risveglia la linfa degli alberi.Per me e' perche' il 25 aprile arrivano i cuculi che si fa,da noi,la sagra dei cuchi.
Si andava a piedi,attraverso i prati per un sentiero che esisteva tanto tempo prima che facessero
le strade.Un sentiero delimitato su ambo i lati da lastre di pietra infisse nel suolo perche' le pecore,o le vacche o i cavalli non andassero a calpestare o a sciupare l'erba o i seminati.
Si camminava noi ragazzi,per questo sentiero mentre i giovanotti e le signorine andavano per la strada dove si poteva camminare a gruppi.Per le strade passavano anche le giardiniere,quelle carrozze di un tempo dove si poteva stare seduti anche in dieci persone:cinque da una parte e cinque dall'altra,schiena contro schiena.Sulle giardiniere andavano donne e uomini che alla sagra si recavano per rinfrescare i loro anni.
Li c'erano le giostre calcio-in-culo,il tiro a segno,c'erano pure i marchingegni dove i boscaioli provavano la loro forza;le bancarelle con lo zucchero filato e i bastoncini di melassa,i dolci pepati e le nocciole tostate.Ma anche un'altra cosa,unica,e solo per quel giorno:i banchetti con i cuchi!
Sì,i fischietti di terracotta che si fabbricavano a Nove,vicino a Marostica,e a Bassano.E che magari quassu' li portavano a dorso d'asino coloro che d'estate salivano a vendere i fichi con la goccia e pesche della vigna.I fischietti stavano lì in fila su delle tavole posate su cavalletti:davanti i piu' piccoli che costavano dieci centesimi,erano i piu' semplici:una gallinetta alta cinque centimetri che non aveva colori se non quello naturale della terra;ma il suono,a soffiarci nella coda,era di solito il piu' acuto e limpido.Poi venivano i galletti con un po' di colore sulla testa e sulle ali e otturando o aprendo il foro che avevano sul petto si otteneva,soffiando,un suono piu' modulato:costavano 20 centesimi.
Quindi la fila delle galline e dei galli completamente dipinti,dal suono piu' pieno e pastoso;a volte,uno su tanti,persino flautato.Dietro venivano quelli piu' costosi,dai colori vivaci e con le figure piu' varie a cavallo di un gallo:carabinieri in alta uniforme,ussari,corazzieri,zuavi,cavalleggeri.
Figure settecentesche o ottocentesche degli eserciti europe,specialmente napoleonici.Suonando pareva emettessero suoni marziali!Ed erano tutti dipinti a mano,uno per uno dagli artigiani ceramisti di Nove e di Bassano.
Era qui,davanti a queste esposizioni di fischietti,che i giovanotti si fernavano per scegliere uno o piu' cuchi da regalare alle ragazze,e prima di porgerlo lo soffiavano per sentire il suono.O era solo per posare le labbra dove poi le avrebbe posate la ragazza?
Le ragazze,poi,andavano verso le giostre ridendo tra loro con malizia primaverile,soffiando nel fischietto.Cosi' la sagra si riempiva di suoni in vari toni e tempi.Tutti questi suoni dei fischietti di terracotta,le voci,le risa,i richiami,gli spari del tiro al bersaglio,le strilla dei ragazzini,la musica delle giostre,i gridi dei rondoni attorno al campanile componevano una sinfonia primaverile viva e palpitante dopo il lungo inverno.